Anche Natalina Petralito dell’Avis Regionale Sicilia ha partecipato sabato 5 ottobre 2019 al convegno dal titolo “Medicina di Genere in ambito trasfusionale: dalla clinica alla gestione del donatore di sangue”, organizzato dalle Avis di Trento e del Trentino con il patrocinio di AVIS Nazionale e della SIMTI.
Il convegno, di livello nazionale, era diviso in una parte medico-sanitaria, con ECM, ed una parte più schiettamente associativa e si proponeva di analizzare le differenze biologiche e socio-economiche-culturali che influenzano lo stato di salute e di malattia di ogni persona e quindi dei donatori e delle donatrici di sangue.
La Medicina di Genere, valorizzata dalla Legge 3/2018 e dall’Accordo attuativa Strato-Regioni del 30 maggio 2019, rende ragione delle differenze di incidenza, sintomatologia, gravità e risposte ai vari farmaci e si innesta in primo piano in quella che viene ormai definita la Medicina personalizzata.
Anche la Medicina Trasfusionale sta affrontando lo studio di una personalizzazione della Medicina sia sotto l’aspetto dell’uso della terapia trasfusionale, sia sotto l’aspetto della selezione e gestione dei donatori, della loro idoneità alle diverse procedure di prelievo (sangue intero o plasma), della frequenza di reazioni avverse o della diversa tolleranza alle donazioni. Affinare la sensibilità sulle differenze di genere diventa quindi fondamentale per accogliere tutti i donatori e le donatrici nei programmi di raccolta, andando incontro anche alle loro esigenza e caratteristiche specifiche: in particolare considerare per il sesso femminile la necessità di convivere con perdite ematiche da ciclo mestruale, con una pressione arteriosa generalmente bassa e dimensioni fisiche e quindi volumi di sangue complessivamente inferiori a quelli dei maschi.
Tanta soddisfazione per la buona riuscita dell’evento è emersa dalle parole di Danila Bassetti, medico e presidente dell’Avis comunale Trento: “Abbiamo gettato il sasso nello stagno per un tema veramente importante, organizzando un convegno aperto sia a dirigenti associativi sia a sanitari. Bisognava avere il coraggio di cominciare, anche se di questo tema, timidamente, si era iniziato a parlare anche in passato. L’obiettivo potrebbe essere quello di far diventare questo convegno un appuntamento annuale”.